SCENARI DECISIONALI NEL PERIODO COVID-19

DECISION MAKING AL TEMPO DELLA PANDEMIA COVID-19

TIPOLOGIE DI DECISIONI E LA COMPLESSITA’ NELL’ADOTTARLE

“Se uno non sa verso quale porto dirigersi, ogni vento è sbagliato” – Seneca

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’Ordinanza che suddivide le Regioni nelle tre aree di criticità (…)http://www.governo.it/it/coronavirus-misure-del-governo

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha illustrato in conferenza stampa a Palazzo Chigi le nuove misure per fronteggiare l’emergenza da Covid-19 (…)http://www.governo.it/node/15608

Come è ben noto, la scorsa settimana il Governo italiano ha preso decisioni che, volenti o nolenti, vanno a ripercuotersi, in modo determinante e non ordinario, sui nostri comportamenti, sulle nostre abitudini.

Ne abbiamo già avuto un assaggio la primavera scorsa. Una primavera che è passata come non fosse mai esistita o, meglio ancora, come non fosse mai stata vissuta nel modo in cui si era soliti viverla.

Dobbiamo prendere atto che non è effettivamente semplice prendere decisioni, in particolare quando ci si trova in una situazione altamente impegnativa, quando gli effetti della decisione si ripercuotono anche sulla collettività, quando le conseguenze potrebbero incidere negativamente sulla propria visibilità e sulla propria manifestazione di leadership.

Le neuroscienze ci dicono che gli aspetti emotivi sono fortemente messi in gioco, sono in prima linea, quando si parla di decisioni. I più pensano che ogni decisione sia presa esclusivamente grazie alla razionalità, al ragionamento.

Di norma, invece, le decisioni vengono prese, inizialmente e per breve tempo, su base riflessiva, per poi essere finalizzate in base all’emotività del momento. E solo successivamente, interviene di nuovo la razionalità, per dare loro corso.

Qui è la questione. Mi sono soffermato a riflettere sull’azione del “decidere” da parte dei nostri governanti, su cosa possono avere “sentito” nel loro prendere decisioni e quali le difficoltà emotive affrontate.

E, da qui, per mia analogia “patologica”, prendo atto di come sia faticoso e complesso decidere anche da parte di imprenditori, manager e consulenti, nonostante “il decidere” sia la loro principale attività, possedendone (chi più e chi meno, per formazione e/o esperienza) le dovute abilità, sia tecniche che emotive.

Posso dire, ritenendo di non essere smentito, che tutti noi si nasce con problemi da risolvere, a fronte dei quali impariamo a prendere decisioni, nella consapevolezza che anche il “non decidere” significa comunque “decidere”.

Sono molte le tipologie di decisioni, ciascuna con le sue caratteristiche peculiari.

Senza pretendere di essere esaustivo, ne cito solo alcune (*), con una breve sintesi argomentale a supporto:

Decisioni critiche

Il fatto di avere più opzioni a valle della decisione, e tutte in grado di garantire vantaggi, instilla nel decision maker il dubbio su quale sia la più vantaggiosa. E qui sta la criticità nel decidere, che può creare una difficoltà o un ritardo nell’assumere la decisione.

Quando si entra (si entrava, pre-lockdown) in una gelateria, dove sono esposti trenta gusti di gelato, ci si trova realmente in situazione di criticità! In questi casi, di solito, il nostro cervello come si comporta? Considerato che è faticoso decidere, prende una scorciatoia: sceglie i gusti confidenti (nocciola e stracciatella, nel mio caso), cioè quelli che siamo abituati a gustare. Solo in alcuni casi esce dalla propria zona di sicurezza, per affrontare il “rischio”. Un aspetto deve essere tenuto bene in considerazione (e non parlo di gusti del gelato): se si è costantemente impegnati nell’affrontare decisioni critiche di poca rilevanza si rischia di non considerare adeguatamente, e nei giusti tempi, quelle che hanno maggiore significatività.

Decisioni difficili

Il motivo principale per il quale risulta difficoltoso prendere una decisione non è tanto la scelta, ma la consapevolezza di quali potranno essere i suoi effetti collaterali.

In questi casi può non essere particolarmente impegnativo prendere la decisione giusta, tuttavia la scelta che da ciò deriva porterà, insieme a vantaggi, anche degli effetti indesiderati (il rovescio della medaglia). E’ il caso, ad esempio, dell’amministratore delegato che è costretto a decidere il licenziamento di un certo numero di dipendenti per salvare l’azienda.

Decisioni complesse

La complessità di un problema o di una situazione risiede nella difficoltà della sua comprensione, la quale richiede un’attenta analisi delle interconnessioni tra i fattori in gioco.

Così come, ad esempio, lo è la posizione di un manager che deve scegliere la strategia di negoziazione per una fusione con il suo pari di una multinazionale concorrente.

In questi casi le difficoltà maggiori risiedono nelle capacità logiche e intellettive, piuttosto che da stati emotivi contrastanti. Pur tenendo presente che anche la “mente fredda” soggiace a problematiche di natura emotiva, che possono portare a inganni: chi non si sente all’altezza del compito tratta una sfida impossibile, che conduce subito alla rinuncia.

Decisioni inevitabili

Ci sono situazioni che obbligano a decisioni non desiderate o ritenute sbagliate, dove le circostanze prendono il sopravvento, rispetto alla volontà del soggetto. Egli si trova in una posizione per la quale agisce inevitabilmente, non essendoci alternativa plausibile, pur rimanendo sottoposto al peso di tale atto.

La decisione di sopprimere l’amato amico a quattro zampe, per evitargli inutili sofferenze a causa di una malattia inguaribile, come è successo a me, ne è un esempio.

Questa tipologia di decisione espone, più di ogni altra, alla reazione di rabbia, poiché ci si scontra con qualcosa di cui si è in minima parte, o per nulla, responsabili. Saper gestire queste situazioni richiede capacità non ordinarie.

Vi sono poi da considerare le:

  • Decisioni Estreme, che, di norma, sono demandate a coloro che le prendono a livello professionale (come, ad esempio, i medici del pronto soccorso di un ospedale)
  • Decisioni Istintive, che sono prese da chi, dopo avere ben ponderato la propria decisione, agisce diversamente, seguendo le proprie sensazioni piuttosto che l’esito dei propri ragionamenti. Ad esempio, il soggetto decide razionalmente di dire al suo capo le imprecisioni del collega, ma poi, di fronte a lui, non riesce ad aprire bocca.

Il processo decisionale è un percorso che va affrontato con coraggio (per vincere la paura di decidere), determinazione e responsabilità, per sé e per gli altri.

E con ciò, mi piace ricordare la citazione attribuita a B. Gracian, che così recita:

“Tutto ciò che è facile lo si deve affrontare come fosse difficile, e quello che è difficile come se fosse facile”.

Tornando ora alle decisioni governative da cui siamo partiti: Tecnicamente, quale tipologia di decisione hanno preso il Presidente Conte e il Ministro Speranza?

(*) Bibl. “La paura delle decisioni” – Giorgio Nardone – Ed. Ponte alle Grazie

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Fabrizio Viel

Fabrizio Viel

M&A Advisor e Consulente Strategie Aziendali

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